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giovedì 15 dicembre 2022

* L'Angelo dei "se" *

         Incontrai l’angelo dei “se” al luna-park.

         Era un bambino e sedeva sul primo dei tre gradini della casa degli orrori.

Mi guardò, mi sorrise da dietro il suo enorme bastoncino di zucchero filato e mi disse:

 - Lo sai che se non avessi speso una monetina per questo delizioso bastoncino di zucchero filato adesso potrei, con quel soldino, fare un giro nella casa degli orrori? –

         Non mi diede neanche il tempo di rispondere che continuò sorridendo ammiccante

- …ma se avessi speso quella moneta per fare un giro nella casa degli orrori adesso non starei qui a deliziarmi con questo bastoncino di zucchero filato!!!! –

         Non potei che convenirne annuendo e riflettendo su quanta saggezza e ragionevolezza era insita in un bambino così piccolo.

         Ma lui già stava dicendo, scavalcando i miei pensieri:

         - Se non fossi già salito sulla ruota panoramica e fossi invece andato nella nave del pirata, forse adesso avrei un soldino in più da spendere per un croccante ma, secondo te, un croccante può mai competere in emozione e bellezza con la meraviglia di uno sguardo dall’altezza della ruota panoramica? -

         Annuivo e mi sorprendevo sempre più delle considerazioni del piccolo amico seduto sul gradino della casa degli orrori e pensavo tra me e me che aveva ragione e che c’era una buona motivazione in ognuna delle scelte fatte dal piccolo, le stesse che forse avrei fatte anche io.

         Ma il bambino continuava. Sorrideva, mangiava il suo zucchero filato e con quel suo faccino sbarazzino e provocatorio continuava a propinarmi una sequela di “se”.

         - Se non avessi scelto di venire qui oggi probabilmente sarei da un’altra parte, a fare altre cose ma mi chiedo, e lo chiedo anche a te, pensi che da un’altra parte avrei potuto divertirmi di più di quanto mi stia divertendo qui, con la musica, le giostre, gli altri bambini, i baracconi del tiro a segno, le vaschette dei pesci rossi, le montagne russe, il trenino del far-west? Io credo di no, però nel “se” resta il dubbio. Forse avrei potuto essere in un luna-park più grande, con più attrazioni, con più gente, con più divertimenti, con più dolci, ma pensi che avrei potuto divertirmi di più di quanto io mi diverta qui, o mangiare un bastoncino di zucchero filato più dolce e grande di quello che mi sto gustando o salire su una ruota panoramica che avrebbe potuto offrirmi una emozione più forte e intensa di quella provata davanti alla sconfinata altezza e bellezza che ho goduto da lassù? – mi domandò guardandomi negli occhi ed indicò la cabina della ruota all’apice del cerchio.

         Non sapevo cosa rispondere perché in fondo aveva ragione. L’intensità delle emozioni non può essere commisurata con le ipotesi del “se”.

Va assaporata, goduta minuto per minuto, attimo per attimo perché è effimera e incerta e sfuggente. Non bisogna stare con il bilancino a pesare, a paragonare, a fare raffronti, a cercare il meglio o il di più quando, inseguendo quello, si sottovaluta, ci si allontana, si perde ciò che di bello, unico e irripetibile ci si offre in quel momento.

         Come si mi avesse letto nel pensiero, il bambino dei “se” mi guardò seriamente negli occhi.

         Era scomparsa la sua birbanteria, la sua monelleria.

         Pacato, saggio e adulto, mi fissò con i suoi grandi occhi blù e mi disse:

         - E’ inutile che ti tormenti con tutti i tuoi “se”, se avessi fatto questo, se non lo avessi fatto, se avessi preso quella strada, se non avessi detto quel che ho detto, se fossi andata, se fossi rimasta, se non lo avessi mai incontrato, se non fossi mai nata, se fossi stata un’altra o quant’altro ti viene in mente. Ti ripeto che è inutile. Te l’ho dimostrato con i miei piccoli esempi. L’intensità, la realtà, la verità delle emozioni, perché in definitiva è a questo che si riconduce la vita, non va mai rapportata all’ipotesi del “se”. L’ipotesi, già di per sé, è come una mano chiusa in cui potrebbe non esserci niente o solo una manciata di mosche, pronte a volarsene via appena aperte le dita. L’ipotesi è il vago, l’incerto, l’improbabile. Non perderti in labirinti senza uscita, non lasciarti abbindolare da specchi insinceri che ti illudono con immagini non veritiere. Lasciali qui, al luna-park, l’unico luogo dove è giusto che siano. Qui, dove la gente viene pronta a divertirsi, a non prendersi sul serio, a ridere di sé e non a domandarsi o a tormentarsi con i suoi “se” -.

         Mangiò un altro fiocco del suo zucchero filato, sorrise e ammiccò offrendone anche a me.

         Perché no? Aveva ragione!

In quel momento mi resi conto di pensarla proprio come lui, nonostante in passato non mi fossi mai soffermata a rifletterci su.

         Ero invecchiata a furia di tormentarmi inutilmente con tutti i miei “se”...

         Era giusto che fermassi pure io il tempo, come il bambino dei “se”:  il luna-park era il luogo più indicato per chi non voleva tormentarsi più, per chi voleva godere dell’attimo fuggente.

         Perciò accettai dal bambino dei “se”, alias l’angelo dei “se”, quel fiocco di zucchero filato e beata me lo gustai, guardando ammirata la ruota panoramica che compiva il suo meraviglioso giro nel cielo.

 


Racconto finalista alla 45^ Edizione del Premio Letterario Internazionale 
"S. Margherita Ligure-Franco Delpino"
Anno 2022 

martedì 10 agosto 2021

" Come canto di Sirena "

 


“Come canto di sirena”

 

Ho vagato, nei meandri dei miei giorni, in terre desolate

sotto cieli incendiati da tramonti incandescenti

sprofondando in caverne e pozzi

densi e bui come buchi neri

solcando oceani e mari

cavalcando onde sin nei rivoli morenti

come ciondolo appesa al cuore d’un poeta

illudendomi d’esser io,

come canto di sirena,

la sua Musa.

 

Oggi, dopo tanto affanno,

su questo scoglio consunto e frastagliato

più non m’inganno: monile inerte, senza pregio,

dal suo cuore inestricabile e distratto

mi distacco.

 

Muta, privata dell’incanto,

nell’atavico elemento m’inabisso.

 

Perché ora so che un poeta,

come Ulisse, scevro è dalla malìa d’una sirena.

Da altre onde, remote come il tempo,

egli trae il suo lirico canto

rincorrendo l’attimo, il battito, la scintilla

pago assaporando ogni sprazzo del suo intimo infinito

a me,

illusa Musa,

 ignoto.




Painting by Victor Nizovtsev 

mercoledì 15 aprile 2020

*D'oro scintillava il sole*

      
D’oro scintillava il sole
sulla mia corolla
e sui miei giorni che,
protetti in una sfera magica,
sprizzavano gioia e luce.

Mille e mille ne trascorsero
o forse di più
quando, inaspettato
un soffio più forte del vento
mi sorprese
e ad uno ad uno
dalla corolla me li strappò via.

Volavano leggeri, lontani da me
e nulla potevo per trattenerli …

Il rosso straziante 
che mi straripò dal cuore
si fuse e si confuse nel colore del tramonto.

Quel che vedi 
è ciò che resta
di me. 
Un fiore senza petali
senza ricordi…
uno stelo secco
che ogni sera si protende verso il cielo
e si perde nei suoi tramonti 
rincorrendo giorni e luci del passato. 
 

domenica 15 marzo 2020

* Morte di una viola *

 
Sbocciai in un bosco sperduto
intricato di semioscurità e magia.
Lontana dai fiori curati e ammirati
nei parchi e nei giardini.
Tra radici e muschi,
nascosta nelle ombre
dimenticate.
Cullata e protetta dalle foglie cadute
secche e incartocciate.

Anche se mai abbassò il suo sguardo su di me
l’azzurro del cielo,
trapelante dalle chiome antiche,
mi incantò.
Ma fu il Sole, più intrepido e curioso,
 che mi prese il cuore.
 Lieve, con i suoi raggi a lungo mi accarezzò
ed un giorno delicatamente mi baciò.

Avviluppata dal suo calore  
sbocciai essenza d’amore.

Inebriai
con il mio profumo ed il mio colore
fate, elfi e folletti
e i sensi dei pochi
che nel bosco magico si avventurarono.

Rincorrendo albe e tramonti
il Sole, 
amante distratto, 
si dimenticò di me
del mio bacio
della mia essenza, del mio colore
del mio bosco
e lasciò che s’avvicinasse
la notte, il freddo
la neve.

Elfi, fate e folletti si rintanarono.

La Nera Signora,
mi trovò, tremante,
 tra le foglie morte
abbracciata
in cerca di calore  
alle radici, al muschio.
Il Sole si era dimenticato di me.

 Si chinò.
Con un sorriso pietoso  
mi raccolse e si inebriò
ultima
di quel che rimaneva di me.
Del mio colore, della mia essenza.

Del mio amore.


venerdì 14 febbraio 2020

* Cuore di ghiaccio *

 
Valicherò, con tenacia,
il frastuono che assorda
il mio intimo silenzio.

Frammenterò, con rabbia,
l’insofferenza che inquieta
la stabilità della mia anima.

M’infiltrerò, con coraggio,
nei meandri ignoti
della landa glaciale
attraverso crepacci
tortuosi e remoti.

Ricorderò, con nostalgia,
i primevi sentieri
che mi condussero a te
eclettica cima
del nevaio eterno.

Scivolerò, con timore,
giù nel profondo
nell'arcaico imo.

Ritroverò, con ardore,
in quella tua essenza
il primordiale istinto.

Innescherò, come un tempo
la scintilla dell’amore
e riscioglierò il tuo cuore
di ghiaccio.
                 

martedì 21 gennaio 2020

* Verso sera *

         
         Verso sera
stanche, anche le parole
affievoliscono.
Fiamme che s’accorciano
smorzate dal buio
della notte che preme.
Braci che si chetano
e si consumano.

Verso sera,
stanchi, anche i passi rallentano,
si trascinano, si fermano:
seguono nel cielo il volo inquieto degli uccelli
che scompaiono chissà dove nel nero della notte.

Verso sera
stanche, anche le foglie, come il cuore
 tremolano.
Accartocciate e silenziose cadono.
Cicli di vite che si esauriscono.

Ma non si può fermare a consolare nessuno, la notte:
un nuovo giorno la rincorre.

Anche io, come la notte,
rincorsa
non mi posso consolare.
Sfugge dal mio corpo stanco
 la mente
che, senza sosta,
 irrequieta vaga
aggrappata alle ali degli uccelli
che svaniscono chissà dove nel nero della notte.